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Nuovo anno, nuovo ciclo di visite tecniche, in collaborazione con l’Associazione Culturale I Love Emilia-Romagna, alla scoperta della storia del nostro territorio. Abbandoniamo per un attimo la storia antica della nostra città, per scoprire il passato recente, la Seconda Guerra Mondiale e la presenza delle truppe naziste a Bologna.

Sede del comando tedesco, durante la Seconda guerra mondiale e in stile Liberty, “Villa Benni” fu costruita per volontà di Alfredo Benni, già facoltoso proprietario terriero, nella zona del budriese. A cinque minuti di cammino dal centro di Bologna, conta due ettari e mezzo di verde e un curioso camino rasoterra, che è il primo indizio del rifugio antiaereo, voluto proprio dagli ufficiali nazisti per assicurarsi la massima protezione, in caso di attacco. Cinquantadue scalini (25 metri di lunghezza, totale) portano a una fitta rete di undici gallerie a circa quindici metri sotto il livello del suolo.

Manodopera italiana, con una grande quantità di stanze a forme variegate, con numerose funzioni (centrale radio, magazzino delle armi, magazzino viveri, magazzino abbigliamento), assicurava una grande protezione antiaerea, agli ufficiali. Il cunicolo di accesso doveva sempre restare libero, poiché l’aria era fondamentale all’interno delle gallerie.

Due ingressi: uno vicino all’accesso principale della villa, l’altro, sul retro, con muro anti soffio e un bellissimo arco antiurto, che serviva a spezzare un’eventuale onda d’urto di un ordigno esploso. L’impianto elettrico è originale. Si nota, all’interno del parco, l’affascinante presenza di una “garitta”, costruita per il riparo della sentinella, posta all’entrata secondaria che evoca ingressi di rumorose jeep militari e auto di rappresentanza. Il rifugio è davvero molto grande e poteva contenere 150/200 persone. Arrivava anche qualche civile, a difendersi dagli attacchi aerei.

Una volta, questa zona, si prestava alla costruzione di rifugi in galleria. Per questo, da Porta Saragozza fino al Meloncello, ne sussistevano dieci. Molto grande l’arco antiurto. Il rifugio non venne mai colpito, fortunatamente. Le numerose stanze avevano tantissime funzioni: centrale radio, magazzino delle armi, magazzino viveri, abbigliamento e una sorta di sistema molto rudimentale di riscaldamento e ventilazione. C’era anche una “riservetta”, una stanza riservata alle munizioni. Dalla villa sono passati i tedeschi, gli inglesi, gli americani e, infine, anche gli italiani. C’è un cratere, una grande voragine, all’interno del parco (terreno), dove doveva sorgere una potentissima stazione radio. Gli inglesi la vollero trasformare in una struttura antiatomica, ma non fu mai terminata, fino alla fine del conflitto.

La visita si conclude con il piacere di tutti i presenti per aver scoperto una struttura sì cupa ma particolare di un’epoca che sembra ora lontana, per quanto visti i recenti cambiamenti geopolitici, sembra quasi volerci ricordare che conoscere il passato ci serve a comprendere il presente.

Articolo a cura dell’Ing. Fabio Nappi