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Un docente, ingegnere, appassionato di tecnologia, un’azienda multinazionale innovatrice, attenta ai talenti e alla loro valorizzazione, un gruppo di 70 ragazzi e ragazze di 13 anni dell’Istituto Comprensivo 20 di Bologna: sono questi i tre ingredienti che la sezione AIDIA – Associazione Italiana sezione di Bologna – ha messo insieme per realizzare una bellissima mattinata piena di stimoli presso Marchesini Group lo scorso 17 marzo.

Obiettivo della giornata: far comprendere ai ragazzi e alle ragazze che occuparsi di tecnologia e innovazione vuol dire aprirsi al futuro e che per vincere le più grandi sfide che ci attendono servono le intelligenze di tutti: ragazzi e ragazze.

L’organizzazione della mattina ha visto tre momenti principali.

Il primo in aula, con le presentazioni della società Marchesini Group da parte dell’Ing. Massimo Venturi e quella della sezione bolognese di AIDIA da parte dell’Ing. Claudia Miani con il supporto degli Ingegneri Sara Monesi e Raffaella Gueze e dell’architetto Silvia Rossi.

La seconda parte si è svolta in “fabbrica” ed è stata la vera sorpresa per i tredicenni: poter vedere una linea produttiva completa di circa 30 metri, capire il senso di PLC, trasduttori, compressori, valvole, fotocellule e vedere coi propri occhi come, partendo dagli elementi base, vengono riempite e impacchettate scatole a 200 unità al minuto ha suscitato stupore, curiosità ed entusiasmi. Proprio per loro, che durante i tre anni delle scuole secondarie avevano trattato con il loro docente di tecnologia tanti argomenti legati alla produzione industriale e avevano sperimentato la “potenza” delle stampanti 3D in classe!

Stupore non solo tra i ragazzi!

Qualcuno ha definito la Stampante 3D come una bacchetta magica che “da materia ai sogni”.

Inoltre abbiamo riflettuto sul concetto di “automazione industriale” come elemento fondamentale per “liberare tempo” per le persone e lasciare loro lo “spazio” per la creazione e la gestione” visto che manualmente ci sarebbero voluti 20 secondi per confezionare una singola scatola (per 200 pezzi circa 4000 secondi, quasi 66 minuti).

Ed è proprio per questo che era stata organizzata la terza parte della mattina: una intervista realizzata dalla bravissima Ing. Raffaella Gueze a 3 colleghe ingegnere di Marchesini.

Sono emersi tanti interessanti dettagli sulla loro scelta per gli studi ingegneristici, sulle loro passioni, e sul loro modo di vivere la professione all’interno di un’Azienda come Marchesini.

La motivazione alla base della scelta del tipo di studi e della professione

A quei tempi sembrava una “Scelta atipica”, ma l’ho fatta perchè ero attratta dal “capire come sono fatte le cose” … “Sono una persona molto curiosa” e ingegneria mi ha aiutato a vedere le cose anche nel loro funzionamento.

“Da piccola andavo spesso con mio padre in garage” e sono sempre stata incuriosita non solo dal “come è fatto e come funziona un singolo oggetto” ma anche da quale sia stato “il pensiero dietro alla sua realizzazione”, nonostante abbia fatto degli studi umanistici alle superiori.

“Alle medie andavo bene in tutte le materie, ma la maggiore propensione alla matematica mi ha portata al Liceo scientifico e poi all’ultimo anno a fare la scelta di Ingegneria Meccanica.” Il mio obiettivo è sempre stato quello di capire “come far diventare realtà e pratica tutte le conoscenze che avevo. E tornando indietro la rifarei!”

Nel mio lavoro è importantissimo avere l’opportunità di “creare” componenti e oggetti, di usare le mani, di vedere e imparare a fare! E’ impagabile la soddisfazione di realizzare un’idea che prima avevamo solo nella nostra mente. Dal CAD alla realizzazione dei pezzi, al montaggio in macchina, al funzionamento dell’intera linea.”

Una appassionante sfida, tra la realizzazione del pezzo e l’idea iniziale che ne avevamo; la sfida di riuscire a dare forma all’immaginazione con la realizzazione pratica degli oggetti e con l’”Intelligenza del fare”.

Uguaglianza nella diversità

Sono positivi gli elementi di valore apportati in un ambiente di sviluppo meccatronico dall’essere donne ingegnere, secondo le colleghe di Marchesini.

“Accoglienza e capacità di confrontarsi, e un po di pignoleria in ambito meccanico -che tipicamente è un ambiente di precisione”

“Bisogna pensare che un contributo di vero valore lo è a prescindere dal sesso” perchè sono l’atteggiamento e carattere a dare il vero valore alla progettazione, che è quindi slegato dal genere delle persone che lo danno.

Avere un capo ingegnere cambia il clima in ufficio?

Se la responsabile è una ingegnera una maggiore disponibilità all’ascolto viene ripagata da una maggiore apertura e da un livello di grande rispetto. “Mai notata differenza della qualità dei contributi”

Cosa abbiamo imparato?

Niente impedisce ad una donna di fare un percorso nella meccanica, anzi! Nessuna penalizzazione, anche perchè ora più che mai la richiesta di “forza muscolare” nel lavoro tecnico è veramente minima.

E’ solo un problema di cultura da superare.
Bisogna essere sempre sé stesse ed evitare l’imitazione di modelli maschili.
E ce la si fa benissimo!

Ingg. Sara Monesi e Claudia Miani